I tendini sono dei fasci fibrosi che collegano i muscoli alle ossa. Permettono che la forza di contrazione di un muscolo si trasmetta fino allo scheletro, dando origine al movimento.
Seppure si tratti di strutture molto resistenti la lesione tendinea è un evento assai frequente.
La rottura può avvenire per traumi violenti e improvvisi, come per esempio una lussazione articolare, una frattura o una distorsione, oppure può verificarsi nel corso del tempo attraverso una graduale degenerazione del tendine. Quest’ ultima è la modalità più frequente e le cause principali sono microtraumi ripetuti per sforzi muscolari con carichi elevati o movimenti stereotipati.
La lesione può essere parziale, cioè interessare solo qualche fibra del tendine, o totale.
La scelta di un intervento chirurgico è discrezione del medico ortopedico che valuta vari parametri quali l’ età e le richieste funzionali del paziente, le condizioni dell’ articolazione interessata e eventuali patologie concomitanti.
Per lesioni parziali, che non limitano eccessivamente il movimento si preferisce solitamente evitare l’ intervento chirurgico e iniziare da subito con la fisioterapia.
In questo caso la riabilitazione ha lo scopo di recuperare l’ equilibrio articolare e consiste in una vera e propria rieducazione al movimento corretto, in modo da proteggere il tendine da movimenti errati e pericolosi.
Si effettuano trattamenti per recuperare l’ articolarità (la libertà di movimento) attraverso stretching dei muscoli eccessivamente contratti e mobilizzazioni passive e attivo-assistite (movimenti effettuati con l’ assistenza del terapista).
Contemporaneamente si procede con il rinforzo della muscolatura debole, con esercizi mirati che evitano il sovraccarico del tendine lesionato.
La fisioterapia e il riposo da attività nocive porta a una riduzione della sintomatologia e una cicatrizzazione del tendine interessato.
RIABILITAZIONE POST-CHIRURGICA
Quando invece l’ intervento chirurgico è inevitabile, la fisioterapia entra in gioco in un secondo tempo.
Solitamente dopo l’ intervento è necessario un periodo di immobilizzazione, totale o parziale, della parte per permettere che il tendine si saldi all’osso.
Durante l’immobilizzazione, che solitamente avviene con tutore, si può iniziare un lavoro di mobilizzazione delle articolazioni vicine (per esempio il gomito o la mano nel caso dei tendini della spalla).
Se il chirurgo ne da indicazione l’ articolazione interessata può essere mobilizzata passivamente, rispettando i gradi di movimento che permettono di non sollecitare il tendine riparato.
Dopo la prima fase ripartiva, si possono iniziare gradualmente esercizi attivi, nel rispetto del dolore e evitando inizialmente esercizi contro resistenza.
Quando ormai il tendine è riparato e il dolore è notevolmente diminuito si può procedere con un vero e proprio rinforzo della muscolatura e un lavoro di recupero dei movimenti di precisione, specialmente nel caso dell’ arto superiore.
Per l’ arto inferiore è importante il lavoro sull’ equilibrio che sarà sicuramente compromesso a causa dell’immobilità prolungata.
Molto importante è il trattamento della cicatrice chirurgica, che va scollata non appena possibile, in modo da evitare aderenze tra la cute e i tessuti sottostanti, che potrebbero creare dolore e limitazioni nei movimenti.